Un aiuto dall’osteopatia durante il percorso di PMA

Aiuta a combattere lo stress. Ma ha anche effetti positivi sulle condizioni meccaniche e fisiologiche dell’organismo. Anche nel caso di trattamenti di procreazione medicalmente assistita (PMA) l’osteopatia può rappresentare un valido aiuto per contribuire al benessere psico-fisico delle aspiranti mamme e, in alcuni casi, migliorare le chances si successo. Ne parliamo con la dottoressa Gilda Patria, ginecologa, e con la dottoressa Monica Vitali, ostetrica e osteopata.

Dottoressa Patria, innanzitutto cosa s’intende per PMA?

La PMA (Procreazione Medicalmente Assistita) è la branca della medicina che mira ad aiutare le coppie a realizzare il desiderio di maternità/paternità quando subentrano difficoltà nel concepimento spontaneo. Non è soltanto una serie di tecniche “artificiali”, ma un percorso che indirizza le coppie a capire, quando possibile, l’origine del problema, a supportare la ricerca della procreazione tramite educazione, conoscenza, percorsi diagnostici ed eventualmente interventi terapeutici. Nonostante i numeri ci dicano che la fertilità umana, già molto ridotta rispetto per esempio a quella animale, si stia riducendo ulteriormente negli anni, sembra che l’informazione al riguardo sia ancora molto scarsa. L’informazione deve essere intesa come educazione alla salute riproduttiva, fin dall’inizio dell’età fertile, e come avvicinamento a una branca della medicina ancora considerata esclusiva di pochi e indice della presenza di un “difetto” di cui vergognarsi e di cui non poter parlare apertamente. Non è un argomento che coinvolge un solo individuo, nella maggior parte dei casi la ricerca di un figlio riguarda una coppia, due persone che condividono un desiderio, e questo non bisogna scordarlo mai. Non si deve parlare di “colpe” e non ci si deve concentrare solamente su un partner: questo comporterebbe uno squilibrio all’interno della coppia che rischia di rendere ancora più difficile un percorso già così delicato e impegnativo, oltre a essere un errore medico ovviamente. Questo per dire che non sono coinvolti solo aspetti medici, ma anche implicazioni sociali e umane che giocano un ruolo importante sia all’origine della ricerca della gravidanza sia nel percorso che può dover affrontare la coppia. Per questo motivo è fondamentale una collaborazione con diversi professionisti, dal ginecologo all’andrologo, dallo psicologo all’agopuntore, all’ostetrica, al nutrizionista, all’osteopata, tutte quelle figure che studiano e possono curare/aiutare “corpo” e “mente”.

In cosa consistono i trattamenti di procreazione medicalmente assitita?

Oggi esistono diverse tecniche di procreazione medicalmente assistita, da quelle più semplici a quelle più complesse.
> I livello: inseminazione intrauterina (IUI). Consiste in una leggera stimolazione dell’ovulazione con monitoraggio ecografico e inserimento del liquido seminale trattato in cavità uterina mediante specifico catetere.
> II-III livello: tecniche di Fecondazione in Vitro. Comprendono l’induzione della crescita follicolare multipla e monitoraggio ecografico, il triggering e prelievo ovocitario, l’inseminazione in vitro e il trasferimento di embrioni in utero.
> Fecondazione eterologa. Prevede la donazione di gameti maschili (spermatozoi) o femminili (ovociti) tramite tecniche di I o II livello.

Sempre meno nuovi nati in Italia
Nel 2018 sono stati iscritti all’anagrafe 439.747 bambini, oltre 18 mila in meno rispetto all’anno precedente (- 4%) e quasi 140 mila in meno in confronto con il 2008. L’età media del primo figlio è in aumento e l’Italia è il paese europeo in cui si fa più tardi (31,3 anni). In questo calo di natalità e di fertilità sicuramente incide in modo importante l’età femminile, fattore prognostico più importante per le chance di gravidanza, i cambiamenti nello stile di vita, il desiderio di “stabilità” lavorativa e di ruolo senza adeguato supporto sociale alla maternità/paternità, gli inquinanti ambientali, e non per ultimo l’emergenza Covid, che solo nei primi tre mesi della pandemia ha “causato” 1.500 nati vivi in meno per la riduzione inevitabile dell’attività dei Centri di PMA. Il primo passo per invertire questa tendenza è agire sulla prevenzione: informazione e cambiamenti sociali sono necessari per risolvere almeno una parte dei fattori che contribuiscono al calo demografico.

Dottoressa Vitali, in che modo l’osteopatia può aiutare in questo percorso e in quali casi di infertilità in generale?

Dobbiamo sempre tenere in considerazione che una persona è fatta dal legame sottile tra soma, corpo, ed emozione. Una coppia con un forte desiderio di genitorialità che vede l’età avanzare senza riuscire a realizzare il proprio sogno rischia di entrare in un tunnel. Così si mettono in atto involontariamente dei meccanismi in cui il corpo accusa il colpo e la mente mantiene il circolo vizioso. Emozioni e fisicità sono un’unica cosa, non esiste distanza, separazione. In situazioni stressanti o intense, come queste, il cervello trasmette lo stress agli organi e crea una relazione organo-comportamento. Ogni persona tende ad avere il proprio punto debole in un particolare organo e ciò si ricollega ai tratti della sua personalità sottostante. Come diceva il grande osteopata John Upledger “i nostri organi fanno eco alle nostre emozioni”. Ecco allora che la manipolazione viscerale osteopatica aiuta a capire correttamente quanto tutto sia realmente connesso. Non solo i comportamenti emotivi, ma anche la chirurgia addominale, infezioni o traumi, possono influire sulla mobilità degli organi o dei visceri. Con tecniche manuali, l’osteopatia stimola il ripristino della fisiologia a livello dei diversi sistemi: circolatorio, respiratorio, fasciale, nervoso, muscolo-scheletrico che regolano il sistema corpo, migliorando quindi le funzioni fisiologiche e il mantenimento dell’omeostasi. Questo in generale. Nel caso specifico dell’infertilità, è stata mostrata una maggiore efficacia del trattamento in vitro se preceduto dal trattamento manuale (Wurn et al., 2004 ; Rice et al., 2015). Altri studi hanno evidenziato:
> come il trattamento manipolativo osteopatico abbia incrementato la possibilità di concepire in presenza di varie problematiche ginecologiche senza, in alcuni casi, ricorrere all’intervento chirurgico che sembrava invece necessario (Kramp et al., 2012; Rice et al., 2015);
> come in alcune patologie, ad esempio endometriosi e assente pervietà delle tube, si ottenga un successo di gravidanza nelle donne sottoposte a trattamento manipolativo osteopatico maggiore del 40% rispetto alle pazienti che non ne hanno fatto utilizzo. (Wurn et al., 2004; Wurn et al., 2008; Rice et al., 2015);
> che la terapia manuale potrebbe essere un trattamento coadiuvante per le pazienti infertili sottoposte a terapie ormonali, IUI e FIVET aumentandone il successo (Adams et al., 2009; Rayner et al., 2009; Shaffir et al., 2009; Smith et al., 2010; ASRM, 2012).

Ma come agisce nello specifico il trattamento osteopatico in questi casi?

La possibilità del trattamento osteopatico di incrementare la capacità di concepire è legata alla manipolazione delle regioni sacrale, pelvica e coccigea, sia a livello fisiologico sia anatomico. Il trattamento osteopatico, in particolare, si propone di agire sulle restrizioni tissutali, sulla mobilità viscerale e sulle adesioni o le microadesioni degli organi dell’apparato riproduttivo e delle strutture adiacenti. La mobilizzazione dei tessuti molli crea un microfailure (cioè uno sfibramento) dei collegamenti di collagene, che portano a un ripristino della mobilità e della funzionalità delle strutture stesse e di quelle adiacenti. Inoltre il rilascio delle restrizioni fasciali e legamentose diminuisce la pressione sui vasi sanguigni, permettendo una miglior vascolarizzazione e un’efficacia maggiore dell’attività del sistema linfatico. Anche il trattamento con agopuntura può essere molto d’aiuto in quanto lavora sui meridiani energetici che fanno da trait d’union tra mente e corpo, regolando sia le funzioni organiche sia quelle psichiche. In conclusione possiamo dire che l’osteopatia può davvero offrire benefici alle donne che stanno intraprendendo o hanno intrapreso un percorso di PMA, ma è sempre bene rivolgersi a professionisti esperti per un lavoro multidisciplinare prima, durante e dopo.

Dal 2011 al 2018 le coppie che hanno affrontato tecniche di PMA di I-II-III livello sono passate da 73.570 a 77.509. Nel 2018 i nati vivi mediante queste tecniche rappresentano il 3,2% dei nati vivi in Italia. Del totale del 2018, 7.213 coppie hanno fatto un percorso di donazione di gameti” 

 

A cura di Maria Castellano
con la collaborazione della dott.ssa Gilda Patria
Specialista in Ostetricia e Ginecologia
Centro PMA 9.baby, Policlinico San Pietro e Centro Italiano Pavimento Pelvico
e della dott.ssa Monica Vitali
Ostetrica-Osteopata, Consulente Sessuale
Centro Italiano Pavimento Pelvico Bergamo

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