Quando la placenta è troppo bassa
Ampliamento dell’articolo pubblicato sulla rivista Bergamo Salute, Maggio – Giugno 2023 a cura di
DOTT.SSA MONICA VITALI
Ostetrica-Osteopata; Consulente Sessuale; Centro Italiano Pavimento Pelvico ® Bergamo
DOTT.SSA MARIA MAURO
Ginecologa; specialista in Ostetricia e Ginecologia; Centro Italiano Pavimento Pelvico ®Bergamo
La placenta è un organo che si sviluppa nel corpo della futura mamma, unicamente durante la gravidanza e che serve a nutrire il bambino; in genere è posizionata nella parte superiore o laterale dell’utero e permette gli scambi di sostanze materno/fetali attraverso il cordone ombelicale. Dopo la nascita del bimbo, la placenta viene anch’essa espulsa.
La placenta previa è una condizione patologica in cui la placenta si posiziona “troppo in basso”, cioè a livello del segmento uterino inferiore e raggiunge o ricopre l’orifizio uterino interno. Tale posizione può determinare un ostacolo al passaggio del feto attraverso il canale del parto, talvolta diventando una vera e propria emergenza ostetrica del terzo trimestre.
A seconda se la placenta ricopra o meno l’orifizio uterino interno (OUI), parliamo di :
- Placenta previa centrale, quando lo ricopre completamente;
- Placenta previa bassa (marginale o parziale), se la placenta lambisce o si avvicina all’OUI entro i 2 cm.
Questa distinzione è importante perché modifica la modalità di nascita del bambino, se tramite taglio cesareo programmato o con parto naturale.
La placenta previa, quando diagnosticata prima del parto, non sempre richiede un trattamento urgente, ma porta in genere all’adozione di specifici accorgimenti al momento del parto, che tuttavia non sempre può avvenire per via vaginale.
Cosa si può fare in questa situazione? Ce lo spiegano la dottoressa Maria Mauro, specialista in ostetricia e ginecologia, e la dottoressa Monica Vitali, ostetrica e osteopata.
Quali elementi possono favorire lo sviluppo di placenta previa?
L’incidenza della placenta previa è di circa lo 0.28% nelle gravidanze singole, raggiungendo lo 0.39% nel caso di gravidanze gemellari.
I principali fattori di rischio legati allo sviluppo di placenta previa sono:
- pregresso taglio cesareo,
- pregressa chirurgia uterina,
- età materna avanzata,
- multiparità (parti precedenti),
- anomalie anatomiche dell’utero,
- fumo.
Una placenta bassa è sempre pericolosa?
Una placenta più bassa del normale, può risalire in modo spontaneo con la crescita dell’utero, senza interferire con il decorso del parto.
Quando invece la placenta rimane a livello dell’orifizio uterino interno, al momento del parto il canale cervicale va incontro ad una serie di modifiche per cui, accorciandosi e dilatandosi, può determinare un distacco placentare. Questo diventa causa di una perdita di sangue che appartiene alla cosiddetta “diagnosi differenziale delle emorragie del terzo trimestre”.
Il sintomo caratteristico della placenta previa è quindi una perdita di sangue nel terzo trimestre di gravidanza, che va diagnosticata tempestivamente anche se all’inizio non è subito associata a sofferenza materna o fetale (verificata mediante il tracciato cardiotocografico). Il sangue alla vista è di solito di colore rosso vivo e può essere o meno accompagnato da contrazioni uterine.
Come si riconosce?
La diagnosi è ormai basata sull’ecografia pelvica transvaginale, e avviene spesso a 20 settimane durante l’ecografia morfologica, per confermare un dubbio ecografico transaddominale.
Con la crescita del feto, la placenta tende ad essere trascinata in alto, quindi solo una donna su dieci (10%) di coloro che hanno una placenta ad inserzione bassa nelle prime fasi della gravidanza arriverà ad avere una placenta previa a termine di gravidanza.
Come si deve comportare una futura mamma con placenta previa?
Durante la gravidanza una paziente con diagnosi di placenta con impianto troppo basso deve essere costantemente monitorata con ecografie nel corso della gravidanza.
Qualora ci fossero dei sanguinamenti, soprattutto se ripetuti, può essere necessario il ricovero, soprattutto nel terzo trimestre.
Per quanto riguarda la modalità del parto nella maggior parte dei casi la soluzione più sicura in caso di placenta previa è rappresentata da un parto cesareo, ma la scelta di optare per questa soluzione dipende da tanti fattori, in primis dalla distanza della placenta bassa rispetto all’OUI .
- Nel caso in cui la placenta sia localizzata a più di 2 cm dall’orifizio uterino interno è possibile che la paziente partorisca per via naturale (eventualmente programmando la data per prevenire l’insorgenza di emorragia).
- Nel caso in cui la placenta sia localizzata a meno di 1 cm dall’orifizio uterino interno, si ritiene necessario eseguire un taglio cesareo.
- Quando l’impianto è localizzato tra 1 e 2 cm non è chiaro al giorno d’oggi quale sia il perfetto management del parto.
Quali altri fattori possono incidere sulla scelta di effettuare un parto cesareo?
Altri fattori permettono di stabilire il timing ottimale e soprattutto la scelta della modalità del parto, tra cui l’epoca gestazionale, l’anamnesi ostetrica, caratteristiche ecografiche tra cui la valutazione del liquido amniotico.
Oltre alle modalità del parto è anche molto importante valutare il timing del parto (in anticipo rispetto al termine dei nove mesi) valutando la bilancia rischi/benefici tra prematurità fetale e rischio di emorragia, che aumenta all’aumentare delle settimane di gravidanza.
A seguito di diagnosi di placenta previa, quando questa rimane stabile e asintomatica, la paziente può essere monitorata ambulatorialmente; quando invece si manifestano contrazioni e perdite ematiche, spesso la paziente viene ricoverata ed osservata per valutare la necessità di organizzare il parto.
Quali altri accorgimenti deve seguire la futura mamma in caso di placenta previa?
Occorre mantenere una dieta equilibrata ricca di ferro e/o assumere ferro, per ridurre il rischio di anemia.
Ogni qualvolta si verifichi il rischio di parto prima delle 34 settimane di gestazione, è sempre necessario valutare la somministrazione di una terapia per favorire la maturazione polmonare del feto.
Tutto questo implica la medicalizzazione della madre con il rischio emotivo che ne concerne.
La futura mamma deve preoccuparsi?
La medicalizzazione del parto ha aiutato a ridurre i tassi di mortalità, ma ad oggi le cose sono cambiate, i sanitari hanno il dovere di mettere al centro la donna, e la futura mamma deve sentirti protagonista, deve occuparsi delle emozioni e sensazioni legate alla gravidanza, e non deve prevalere la paura che qualcosa vada storto.
Preoccuparsi per qualcosa che non si ha controllo non aiuta a vivere positivamente la gravidanza.
Soprattutto a seguito di una gravidanza delicata è estremamente importante dare alla donna la possibilità e la capacità di autodeterminarsi, di credere in se stessa, di aver fiducia nella natura e nel suo corpo, imparare ad ascoltare l’intuito di mamma che aiuta in tantissime occasioni anche dopo il parto.
Una gravidanza serena è importante sia per la mamma che per il bambino, perché i bambini già nella pancia sentono e vivono le emozioni e i pensieri della mamma.
Quindi Care Mamme, quanto più positive sarete, maggior forza trasmetterete ai vostri bambini e meglio vivrete insieme questo momento unico e speciale.
Per vivere una gravidanza serena, è fondamentale avere accanto professionisti di cui si ha fiducia, con cui ci si trova a proprio agio, che trasmettano serenità e tranquillità e non ansia e paura.
E’ giusto informarsi sui rischi della gravidanza, ma è altrettanto importante soffermarsi alle emozioni della gravidanza, le sensazioni, a mettere l’accento su di esse e sulla coppia, per non rendere tutto asettico e tecnico… in un percorso che invece è ricco di amore, stupore, all’interno della magia chiamata Maternità.