Secondamento: che cos’è e come avviene
Il secondamento è l’ultima fase del parto e consiste nell’espulsione della placenta e degli altri annessi fetali. Ecco come avviene
Secondamento
Dopo il parto, l’unico desiderio della neomamma è quello di tornare nella sua stanza con il bebè tra le braccia e di stare finalmente in tranquillità con la sua nuova famiglia. E invece occorre pazientare ancora un po’, perché dopo il parto c’è un secondo tempo, chiamato non a caso secondamento, durante il quale vengono espulsi o estratti dall’utero la placenta ed altri annessi fetali, come le membrane che compongono il sacco amniotico ed il liquido amniotico.
Come avviene il secondamento
“Nella stragrande maggioranza dei casi,l’espulsione della placenta e degli annessi fetali avviene spontaneamente entro mezz’ora dal parto, grazie a leggere e fisiologiche contrazioni uterine che fanno facilmente ‘scivolare via’ tutto ciò che è rimasto in utero” spiega Monica Vitali, ostetrica specialista in disfunzioni e riabilitazione del pavimento pelvico. “La placenta infatti è attaccata all’utero grazie a vene e arterie speciali, chiamate cotiledoni, che hanno la funzione di permettere, durante i nove mesi, il passaggio di nutrimento e di ossigeno materno-fetale.
Una volta che il bimbo è nato, la placenta interrompe la sua funzione, quindi i cotiledoni si staccano dall’utero, grazie a contrazioni meno intense rispetto a quelle che sono servite durante il travaglio ed il parto.
Per favorire questo distacco, le linee guida per la prevenzione dell’emorragia materna prevedono la possibilità di somministrare, subito dopo la nascita del bambino, una piccola quantità di ossitocina intramuscolo”.
Se la placenta non si stacca da sola
A volte può capitare o che le contrazioni si interrompano dopo il parto o che la placenta abbia delle anomalie ‘di attacco’ in utero e per questo non si stacchi, creando quella che viene definita ‘ritenzione placentare’. Che si fa in questo caso?
Leggere pressioni e trazioni.
“Entro un’ora dal parto si possono eseguire piccole e delicate pressioni sulla pancia della mamma, per stimolare l’utero alla contrazione e per aiutare a far uscire i resti della placenta e delle membrane, esercitando al contempo una leggera trazione del cordone ombelicale verso l’esterno” risponde l’ostetrica.
Secondamento manuale.
“Se un’ora dopo il parto la placenta non è ancora stata espulsa o se c’è un inizio di emorragia, si ricorre in prima battuta al secondamento manuale ancora in sala parto: il ginecologo cioè effettua una visita interna e cerca di staccare la placenta dall’utero manualmente.
Secondamento operativo.
“Se il secondamento non si completa nemmeno con l’aiuto manuale, occorre spostare la donna in sala operatoria, dove, in anestesia generale, si effettuerà un secondamento operativo, strumentale, della durata di pochi minuti. È un’evenienza che spaventa un po’ le neomamme, in realtà è il metodo più sicuro e meno traumatico per consentire rapidamente il secondamento con minor rischio di emorragia”.
Il controllo della placenta
È importante che il secondamento avvenga in modo completo, senza che rimangano residui, che potrebbero dare origine ad infezioni: “Per questo, una volta rimossa la placenta, l’ostetrica controllerà che siano presenti tutti i cotiledoni che la componevano e che siano complete anche le membrane che avvolgevano il bimbo prosegue Monica Vitali; “in caso di dubbio, si effettua un’ecografia e, se risulta del materiale trattenuto, si fa una ripulitura dell’utero.”
In alcuni stati, come in America, la fase di distacco ed espulsione della placenta viene definita terzo stadio, dal momento che si intende come primo stadio il travaglio e come secondo il periodo espulsivo.
Il secondamento è doloroso?
“No, non è doloroso in quanto non sono presenti contrazioni intense come quelle della fase del travaglio e del parto, inoltre la placenta che viene espulsa è come una focaccia morbida che fuoriesce con facilità” risponde Monica Vitali. “E poi a fine parto si è talmente adrenaliniche che non si sente più alcun dolore. Soprattutto se si ha il bebè tra le braccia!”
Il secondamento provoca sanguinamento?
Il secondamento non provoca sanguinamento, anzi, proprio per favorire il distacco della placenta, l’utero è contratto e grazie a ciò viene interrotta la fuoriuscita di sangue dai vasi ematici.